Anche il carcinoma polmonare può essere sconfitto, se individuato nelle fasi iniziali. Purtroppo oggi scopriamo la malattia per lo più attraverso una radiografia del torace fatta per altre ragioni o prescritta sulla base di sintomi che in genere compaiono piuttosto tardi.
Un vasto studio statunitense nel 2011 aveva evidenziato come una Tac spirale eseguita annualmente per 5 anni fosse capace di ridurre la mortalità per tumore del polmone del 20% nei soggetti che sviluppano la malattia. Le autorità sanitarie americane raccomandano già dal 2013 l'esecuzione del test ogni 12 mesi in chi è considerato più a rischio di ammalarsi, cioè i forti fumatori fra i 55 e gli 80 anni ed ex fumatori che hanno smesso da meno di 15 anni.
Numerose sperimentazioni sono state fatte anche in Italia e in Europa, dove però non si è ancora arrivati a includere il test fra gli esami di screening che vengono offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale a una determinata fascia di popolazione (come accade per esempio con la mammografia per il tumore al seno). Per promuovere lo screening anche nel nostro Paese sono in atto ulteriori ricerche utili a soppesare pro e contro dell'esame.
Un’indagine che abbiamo realizzato in Italia e che ho esposto nel convegno di Toronto alla fine del 2018, indica che il test nel nostro Paese sarebbe potenzialmente sostenibile .
I complessi conti eseguiti indicano infatti che uno screening con Tac spirale nei forti fumatori costerebbe meno di quello con mammografia per il cancro al seno, a parità di anni di vita salvati.
È chiara la sua utilità in una popolazione ben selezionata, come i forti fumatori attuali o ex, per i quali il pericolo di sviluppare un tumore polmonare è elevato. È altrettanto importante che il test venga eseguito in centri con ampia esperienza in patologie toraciche e di screening, dove i medici sono preparati a gestire eventuali noduli indeterminati senza esporre i partecipanti a rischi di procedure invasive non necessarie.
Sempre a Toronto sono stati presentati i risultati dello studio Nelson , che ha arruolato quasi 16mila olandesi, tutti forti fumatori tra i 50 e i 75 anni, tabagisti da almeno 25 anni (15 sigarette al giorno) o 30 (10 sigarette al giorno).
I ricercatori li hanno suddivisi in due gruppi: uno è stato monitorato con Tac a basso dosaggio di radiazioni (all'inizio e poi dopo un uno, tre e cinque anni e mezzo), l'altro non è stato sottoposto ad alcun controllo. I partecipanti sono stati seguiti per almeno 10 anni e fra coloro ai quali è stato diagnosticato un carcinoma polmonare è emersa una riduzione della mortalità del 26 per cento nel gruppo che aveva eseguito i controlli periodici grazie all'anticipazione delle diagnosi, che ha permesso di riscontrare il 70 per cento dei nuovi casi agli stadi precoci, ovvero quando il tumore era quasi sempre un nodulo di piccole dimensioni che non aveva ancora colpito i linfonodi né generato metastasi a distanza, e quindi rispondeva meglio alle terapie. I falsi positivi (i casi in cui l'esame indica come cancerogeno un nodulo che poi si rivela non esserlo) sono stati pochi e l'esposizione alle radiazioni per l'esecuzione della Tac è considerata molto bassa, specie se confrontata con l'alto rischio di sviluppare il cancro.
Gli esiti di Nelson hanno rafforzato quelli degli studi
americani e sono in linea con quelli di altri studi simili, anche italiani.
Fonte: Istituto Clinico Humanitas